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mercoledì 22 agosto 2012

20 agosto 1982-2012: 30 anni di corse

Dopo aver dato spazio all’amico Matteo che ha ricordato i suoi 40 anni di gare nel post precedente, anch’io voglio seguirlo ricordando i miei 30 anni di gare podistiche. Infatti fu proprio il 20 agosto 1982 il giorno in cui affrontai la mia prima gara podistica. Era l’anno dei mondiali di calcio con l’Italia campione del mondo, e il calcio era lo sport che sicuramente amavo di più: quello visto, ma soprattutto quello giocato. Ricordo le lunghe partite ogni sera al piccolo campo del paese, passione e divertimento puro accompagnati dall’entusiasmo dei miei 18 anni. Il talento non era pari all’entusiasmo, anzi diciamo che era inversamente proporzionale, ma comunque bastava per rendere davvero piacevoli quelle sfide calcistiche. La passione per lo sport in generale mi portò ad accettare l’invito a partecipare ad una corsa podistica notturna in quel di Volpedo (a 3 km da Castellar Guidobono) assieme ad altri tre amici del paese.
La nostra preparazione atletica era inesistente, contavamo però sul fatto che essendo dei ”volenterosi” e dinamici calciatori questo ci avrebbe aiutato nell’affrontare una gara podistica. Alla partenza si presentò anche un gruppo di ”atleti veri”, quelli del Derthona  Atletica, gente che correva in maniera seria. Di quel gruppo facevano parte l’amico Matteo e altri atleti che negli anni a seguire sarebbero diventati miei compagni di allenamento e anche di società. Complice uno strano regolamento, questi atleti non vennero ammessi alla gara perché secondo gli organizzatori la partecipazione era riservata agli abitanti di Volpedo e paesi limitrofi. Questi atleti corsero tutti assieme per l’intero percorso giungendo ampiamente prima del vincitore ufficiale – tale Danilo Lugano, valido calciatore locale. Ricordo una gara impegnativa con salite dure e relative discese. La mia preparazione calcistica non mi aiutò molto, feci una gran fatica a percorrere i 7 km del tracciato, comunque mi impegnai molto giungendo 13°. Una premiazione generosa vide premiati quasi tutti ed anche io ed i miei compaesani ne beneficiammo. Conservo ancora gelosamente la coppa che vinsi offerta da “Rovaretti Giacomino”, un piccolo riconoscimento che contribuì ad appassionarmi a questo sport.
Nei primi anni la passione podistica fu condivisa con quella calcistica, poi – dopo qualche anno e qualche travaglio fisico (problemi alle ginocchia) – divenne totale, tanto da portarmi a livelli di impegno assiduo e metodico regalandomi anche diverse gratificazioni sportive ed umane.
Il ricordo di quel venerdì 20 agosto 1982 mi ha dato la motivazione per ricordare e festeggiare  questi 30 anni di attività; così, consultando i vari calendari provinciali, ho notato una gara proprio nella data del 20 agosto. Una  fortunata coincidenza perché è davvero difficile trovare una gara di lunedì, anche la località poi era accessibile. Anzi direi che è interessante andare a scoprire una  piccola frazione del comune di Cassinelle come Bandita, incastonata nelle prime pendici degli Appennini ad una quindicina di km da Ovada. Per l’occasione mi ha raggiunto da Milano Federico Webmaster, e da  Ovada  Federico Giunti che ci ha fatto anche da guida per raggiungere la piccola frazione. Nonostante questa gara non rientrasse nei loro programmi hanno voluto entrambi essere presenti per ricordare con me questo piccolo traguardo, un bel gesto di amicizia, grazie ragazzi!
Certamente il percorso della gara non era molto consigliato per chi ha dei problemi come i miei ma non era certo lo spirito agonistico che mi ha spinto a partecipare alla gara. Una partenza cauta nella discesa iniziale poi un’impegnativa salita nel bosco quindi un tratto in “costa“ e per finire una discesa su asfalto (5 km in totale). L’obbiettivo era finire senza danni, anche se nella seconda parte mi sono impegnato abbastanza ed ho lottato con l’amico Federico (Webmaster, Giunti era molto molto avanti…) che mi ha battuto con un portentoso allungo finale al quale non ho avuto la forza di replicare. Avvincente anche questa piccola sfida!


 
La fresca serata ha reso ancor più piacevole il dopo gara arricchito dal pasta party offerto dagli organizzatori. Assieme agli amici ho ripercorso le emozioni ed i ricordi di quel 20 agosto 1982, in cui un ragazzo appena diciottenne intravedeva gli spazi per un‘avventura sportiva ed umana che gli si prospettavano davanti. Con le persone con cui ho parlato ho cercato di trasmettere la soddisfazione per aver fatto questo lungo percorso di sport e di vita. Una vera fortuna aver avuto la possibilità di vivere tutti questi anni accompagnato da tanto “amore sportivo”. Un amore che nonostante il trascorrere degli anni non passa, forse cambia aspetto. Come il podista master e di lungo corso rallenta il passo e dissipa il furore dei vent’anni, così questo amore non ha più lo slancio agonistico per la ricerca della prestazione, ma vive e si rafforza solo per il piacere del benessere fisico e di quel senso di libertà che si percepisce passo dopo passo ogni volta che si affronta una gara o un semplice allenamento.

domenica 5 agosto 2012

Quarant'anni di atletica

Venerdì sera sono andato a fare una corsa notturna, a Silvano Pietra, piccolo paese pavese. Una gara di 5 km, di modesto livello, senza grandi pretese e del resto io, vista l'attuale condizione fisica, pretese non ne avevo altre che finire senza problemi. Però era una gara particolare per me, perché 40 anni fa praticamente quasi nella stessa data, a Silvano d'Orba, piccolo paese alessandrino, facevo la mia prima corsa. 40 anni di atletica: davo importanza a questo traguardo, e l'ho sentito particolarmente.

Ho iniziato a correre nell'agosto del 1972, quasi per caso. Avevo all'epoca un amico di Voltri, Lorenzo, che vantava la sua attività sportiva, ed aveva grosse ambizioni tra cui partecipare addirittura alle olimpiadi di Montreal del 1976. E in quei giorni c'era un manifesto in paese che parlava di una corsa notturna a Silvano d'Orba in programma il sabato successivo, il 5 di agosto. C'erano già alcuni che avevano seguito questo progetto e ci eravamo organizzati per allenarci alla mattina, la settimana prima dell'evento. Il lunedì ci trovammo in sei sotto la casa di Lorenzo. Non era il massimo all'epoca essere in giro in pantaloncini corti, maglietta da calciatore e scarpe da ginnastica. La gente ti guardava male. Partimmo in direzione del paese vicino, 5 km andare e altrettanti a tornare. Il giorno dopo percorso diverso fino a un altro paese, ma stessa distanza. Intanto il gruppo si era ridotto, due avevano dato forfait ed eravamo rimasti in quattro, determinati a correre quella gara.
Venne la giornata fatidica ma io avevo promesso di andare alla festa di compleanno di una mia amica. Così, con un altro che doveva fare la corsa, andammo e verso le cinque lasciammo la festa per andare a casa a prendere la borsa per la gara. Io non avevo un tuta, me l'aveva prestata un amico, era verde e con il simbolo della scuola ITC Abba di Genova. Gli altri erano già partiti e dovevamo arrangiarci per il viaggio. Da Campo Ligure fino a Rossiglione la facemmo in autostop, trovando quasi subito un passaggio. Quindi prendemmo il treno fino a Ovada e qui, con un attesa un po’ più lunga, nuovo autostop per arrivare a Silvano d'Orba. Arrivammo sul far della sera, e entrammo in paese cercando dove si confermava l'iscrizione. Ci diedero il pettorale e le spille e ci indicarono il cinema dove potevamo cambiarci. Su rudi sedie di legno indossammo i vestiti di gara, per me la divisa biancorossa e pantaloncini blu della squadra di calcio dove giocavo e la tuta verde del mio amico. Fissai il numero e andammo in piazza per aspettare la partenza.
In due facevamo la gara più corta di un solo giro, 1.200 metri. Facemmo una breve corsa di riscaldamento, per vedere la parte iniziale del percorso, poi tornammo in piazza aspettando il via. Erano nel frattempo arrivati i miei e altri parenti di noi che correvamo. La piazza era piena di gente, tra concorrenti e pubblico. Mentre ero lì guardavo il cielo color celeste, ormai avviato al tramonto. Mi chiedevo come sarei andato, se avrei battuto pochi o tanti di quei concorrenti. Non avevo la minima idea di quel che mi aspettava, volevo solo provare una cosa per me nuova. Improvvisamente venne dato il via, e vidi la massa muoversi. Seguii quel fiume di gente cercando di superare chi andava più piano di me. Ma non volevo strafare. Appena fuori dal centro del paese la strada saliva per una rampa. Lì cominciai a sorpassare molti, e man mano che ne passavo, e vedevo quelli davanti in crisi, cercavo di raggiungerli. La salita finì e svoltammo a destra tra le case. Una discesa e poi nuova breve salita, continuavo a superare gente che pagava la partenza troppo veloce. Mi sentivo bene e non avevo problemi. Non conoscevo nessuno e ogni volta che vedevo un avversario cercavo di superarlo. Dopo essere passati davanti a una chiesa svoltammo ancora a destra e cominciò a diradarsi il numero di corridori davanti. Nuova discesa e mi trovai sulla strada che portava alla piazza da cui eravamo partiti. Vedere là in fondo la fine della corsa mi diede nuove energie e voglia di aumentare. Passai due avversari di slancio e quando stavo per imboccare la piazza vidi davanti uno in piena crisi. Lo inquadrai e lo passai senza esitare raggiungendo la riga bianca del traguardo. Non sapevo come ero arrivato, mi tolsero subito il numero e andai a bere qualcosa e a cambiarmi.
Tornai sul luogo di arrivo e scoprii che ero settimo, e quindi tra i premiati. Mi toccarono due bottiglie di vino Dolcetto. L'altro del mio gruppo era arrivato tredicesimo ed era anche lui molto soddisfatto. Partiva la seconda gara su due giri, a cui partecipavano due di noi, Lorenzo arrivò secondo mentre l'altro si ritirò. Verso le dieci ci fu la premiazione e poi, in macchina coi miei, tornai al paese.
In piazza c'erano gli amici che mi aspettavano per sapere come era andata. Mi fecero i complimenti. Ero molto contento del mio settimo posto ma soprattutto delle emozioni di quella corsa, dell'atmosfera, delle sensazioni provate in corsa. Mi era piaciuto tutto. La mia passione cominciò quella notte d'agosto e dura ancora.

Ho fatto l'atleta prima da agonista juniores e seniores per dieci stagioni, praticando il mezzofondo (800 e 1.500 m). Poi a circa trent'anni ho fatto l'amatore, e stavolta facendo anche distanze maggiori, perché la velocità l'avevo un po’ persa. A 40 anni, da master, ho ridotto l'impegno, considerando che "tutto ciò che ancora veniva era sempre di più". E così ho continuato.

Non ho fatto solo l'atleta però, dal 1977 sono dirigente, prima in alcune società poi nel comitato provinciale Fidal. Dal 1982 sono allenatore, soprattutto di mezzofondo. E dal 1988 sono anche giudice. Non mi sono fatto mancare niente.
Ed ho ancora voglia di correre, per quanto con necessari limiti sia di impegno sia di distanze. Sperando la mia voglia possa continuare ancora per un po’.

Matteo Piombo