Pagine

lunedì 24 novembre 2014

Le 8 ore di Gianni

Il piacere e la passione per la corsa possono declinare in tante maniere diverse, ecco allora che un podista giunto a 50 anni trova motivazioni andando alla scoperta di nuove frontiere della fatica. Non parlo di me, ma di un amico, Gianni Novello, con cui ho condiviso numerosi allenamenti e gare in questi anni di attività sportiva. Domenica 16 novembre Gianni ha voluto cimentarsi in una sfida prima di tutto personale, e poi anche per dare un esempio di come  la determinazione e la forza di volontà possano spingere verso limiti impensati il corpo umano. Non nuovo ad esperienze estreme o quantomeno impegnative (ricordo la maratona in pista in solitaria, la Tortona monte Giarolo /50 km, nonché  gli oltre 50 km percorsi il 1°maggio 2013 nell’esperienza “Il cammino dei lavoratori”), Gianni in questa domenica di novembre ha programmato la sua 8 ore in pista. Atleta dalle buone potenzialità,in tanti anni di attività ha conseguito validi risultati su tutte le distanze del fondo e mezzofondo,ma quello che lo ha reso un atleta a 360° è stata la sua ecletticità,in quanto si è cimentato in varie discipline atletiche ottenendo buoni risultati nei salti e nei lanci , un vero e proprio decatleta. Il tutto in maniera molto naturale,senza sostegni tecnici ma con il solo supporto della propria volontà. Accanto alla carriera atletica, in tanti anni di attività Gianni ha saputo coniugare impegni sportivi e un percorso di vita che lo ha portato a costruirsi una bella famiglia ed un’attività di piccolo imprenditore molto apprezzata. Tenacia , volontà, doti fisiche questi gli ingredienti per una carriera sportiva che prosegue con rinnovato impegno. In estate Gianni mi aveva parlato di questo progetto,e come un galantuomo che mantiene le promesse è stato di parola. La pista di Tortona è stata il teatro di questa sfida personale, e come è nel suo stile ,Gianni non ha voluto molto clamore attorno a questo evento,tanto da autogestirsi in tutto e per tutto nella realizzazione  del progetto.
 
Domenica mattina verso le 7,30 mi trovo presso lo stadio “Fausto e Serse Coppi” di Tortona appena dopo arriva  Gianni con il suo borsone dove ha predisposto tutto l’occorrente per questa  impegnativa sfida. Semplice ed efficace il metodo per contare i giri percorsi; un piccolo marsupio contenente 200 stuzzicadenti; ad ogni giro ne viene buttato uno in un contenitore. Dopo aver predisposto un tavolino per i rifornimenti da assumere durante le 8 ore siamo pronti per partire. Il sole tenta di” bucare”la nebbia che avvolge la collina tortonese, gli auspici sono quelli di una bella giornata autunnale .Poco dopo le 8 Gianni è pronto per partire , io lo seguirò per la prima ora, con l’intento di tornare nel pomeriggio per la parte finale .  Pronti … via! entrambi facciamo scattare il cronometro, deciso e concentrato il “ragazzo” parte  ad un buon ritmo,forse un po’ troppo alto vista la lunghezza della corsa , e soprattutto vista la preparazione non proprio da ultramaratoneta. Infatti Gianni mi confida di  aver corso al massimo 3 ore, considerando che qui si andrà più che a doppiare  quel tempo sono un po’ preoccupato, anche se confido nelle capacità fisiche e soprattutto mentali dell’atleta. Corriamo a 5’40’’ al km un impegno facile per ora  ma vista la lunghezza della prova direi che è anche sin troppo forte. Il ruolo dell’accompagnatore è anche quello di rendere più sopportabile la fatica dell’atleta protagonista, rendere meno noioso il continuo giro di pista,ed ecco allora che i primi km sono una sorta di panoramica sul mondo podistico, commentando assieme le alterne vicende di questo piccolo cosmo che ci coinvolge ed appassiona da tanti anni. I km scorrono tranquillamente, con regolarità Gianni beve e assume integratori , un aspetto  importante da non sottovalutare. Trascorsa la prima ora lo saluto , e lo incito per la prosecuzione dell’impresa, e gli prometto di tornare nel pomeriggio per la parte finale, ora dovrebbero alternarsi altri amici ad accompagnarlo  GO GIANNI!!
Poco prima delle 15 faccio ritorno nella pista di Tortona, anche l’amico Matteo ha voluto essere presente all’epilogo di questa significativa prova di determinazione. Quando entriamo nell’impianto sportivo  vediamo Gianni impegnato nel suo ennesimo giro di pista, lo stile di corsa è ancora buono nonostante le tante ore trascorse. Mi accodo a Lui e gli dico : “ora andiamo in fondo”.Mi racconta della giornata ,  e degli accompagnatori che si sono avvicendati nelle ore precedenti. E’ ancora lucido e parla tranquillamente, chiaramente affaticato ed indolenzito, comunque in grado di portare a termine tutte le 8 ore di corsa. Oltre alla moglie una piccola folla di amici  si accalca  ai bordi della pista nell’ultima mezz’ora di corsa. Cerco di “trascinare” Gianni aumentando un po’ il ritmo, il mio effetto un pochino si fa sentire e Matteo lo sottolinea dandoci continuamente i ragguagli cronometrici. La piccola folla prende ad incitare il protagonista. Negli ultimi giri un tifo da stadio mette un po’ le ali ai piedi  di Gianni che  conclude con un ultimo 400 in un  un’azione di corsa  efficace. Riusciamo a concludere le 8 ore di corsa  proprio in corrispondenza della linea  d partenza.
Un applauso  e diversi abbracci per la riuscita della prova, un momento emozionante e coinvolgente.
Il risultato tecnico ( 73,2 km ) poco importa ai fini della riuscita della prova.
 Complimenti Gianni 8 ore di sport , passione e condivisione di valori.
 Grazie.

 FIORENZO

sabato 8 novembre 2014

New York 10 anni dopo

Si è disputata pochi giorni fa la 44^ Maratona di New York. Quest’anno l’ho seguita in modo particolare, e forse più sentito delle precedenti edizioni, in quanto questo era il decimo anniversario dalla mia prima ed unica partecipazione a questo importante evento, sportivo e non solo. Era nelle mie intenzioni, e in quelle dei miei compagni, ritornare a correre a New York in questa ricorrenza; così non è stato per una serie di motivi, primo tra tutti il problema al ginocchio che non mi ha consentito di prepararmi in modo adeguato ad una gara così impegnativa. Resta comunque l’aspirazione, il desiderio forse un po’ utopico di poter  ritornare a correre su quelle strade perché le emozioni che ho vissuto la prima volta sono state davvero uniche e ne conservo un prezioso ricordo.

Il gruppo che si era creato all’epoca per partecipare alla maratona di New York, mi aveva – per così dire  – incaricato di gestire le iscrizioni e l’organizzazione della trasferta, in quanto ero l’unico maratoneta esperto e conoscevo già l’ambiente e le agenzie specializzate. Forte del ruolo che mi era stato assegnato iniziai  a pianificare la trasferta. Chiesi consiglio ad Orlando Pizzolato, vincitore per due volte di questa importante maratona (’84 e ’85) e testimonial della manifestazione. Devo dire che Orlando è diventato un amico oltre che un validissimo supporto tecnico alle mie esperienze podistiche, ed anche in questo caso si è dimostrato disponibile e molto preciso nell’indicarmi le soluzioni migliori per le esigenze del nostro gruppo composto da nove persone. Alcuni erano presenti solo come accompagnatori  – mio cugino Gianni e il suo collega Massimo – mentre tutti gli altri erano intenzionati a correre la distanza. La coppia Elisa e Daniele erano neofiti della corsa ma avevano la determinazione forte di partecipare. Alessandro, Fabrizio e Maurizio avevano con una preparazione abbastanza approssimativa mentre mio cugino Paolo era già un podista a tutti gli effetti, anche se non partecipava alle gare.

Sono stati mesi intensi quelli  precedenti alla trasferta americana: era un susseguirsi di incontri, di passaggi all’agenzia di viaggi per verificare l’iscrizione e le modalità del viaggio, di ritrovi per parlare di come procedeva la preparazione. Con il passare dei mesi sentivo anche la mia condizione fisica crescere, e quasi magicamente arrivai al mese di ottobre  in forma splendida, considerando sempre il mio livello di atleta amatoriale  quarantenne, tanto da farmi pensare di riuscire a correre la maratona di N.Y. sotto le tre ore. Un obbiettivo ambizioso per un percorso così impegnativo, un rischio che proprio Orlando Pizzolato mi  prospettò il giorno prima della maratona durante la corsa di 5 km che si svolgeva dal palazzo delle Nazioni Unite a Central Park. Anche quella della vigilia fu un’emozione intensa, l’atmosfera che si respirava era di una grande festa, l’incontro di una moltitudine di podisti provenienti da ogni parte del mondo pronti a celebrare un evento che rappresenta l’essenza dell’attività podistica. Lo sport come momento di benessere psicofisico e di socializzazione, il tutto nella città più famosa del mondo diventa unico e irripetibile.

Non fummo soltanto podisti perché le attrattive che offre la grande mela sono davvero tante e così nei giorni precedenti ci stancammo abbastanza per cogliere le tante opportunità turistiche che avevamo li a portata di mano. Quindi arrivammo tutti al giorno della gara non proprio freschi e riposati ma andammo via così, sulle ali dell’entusiasmo. Essendo io l’unico maratoneta del gruppo, ebbi un pettorale con un numero piuttosto basso che mi permise di poter usufruire di una partenza dopo pochi secondi dal fatidico colpo di cannone. Furono momenti di forte impatto emotivo e non nascondo la lacrime di commozione che versai quando fu suonato l’inno americano. Ma palpitanti e coinvolgenti furono tutti i 42 km e oltre della maratona. Eravamo tutti quanti attori su questo palcoscenico e dall’altra parte un pubblico benevolo di applausi e di incitamenti. Innumerevoli le bande musicali che salutavano il nostro passaggio , i “cinque” che battevo ad ogni “Go Italia” ed ogni volta era una scarica di adrenalina che scorreva nelle mie vene.

Tutto questo mi portò quasi inconsapevolmente a correre troppo forte per le mie possibilità. Al 10° km capii che dovevo rallentare e così mi stabilizzai su un ritmo più tranquillo anche se l’avvio era stato davvero troppo irruento, soprattutto la discesa che conduceva al quartiere di Brooklyn. Comunque ero ancora fiducioso di poter raggiungere l’obbiettivo che mi ero prefissato. Il passaggio alla mezza maratona fu ancora troppo veloce (1:27’54’’) rispetto alla tabella stilata per chiudere appena sotto le tre ore, ma ovviamente risentiva dei primi 10 km corsi più velocemente. Ora il ritmo era giusto ed io mi sentivo ancora bene e in spinta.  Alla fine del ponte di Queensborough si entrava nella 1st Avenue, dove era concentrata una grandissima folla, un incitamento che mi diede un ulteriore scarica di adrenalina. Il percorso sicuramente impegnativo mi fece accusare i primi segni di cedimento dopo il 20° miglio: mancavano circa 10 km ma mi stavo spegnendo, inesorabilmente stava arrivando il conto da pagare per l’azzardo che avevo fatto in avvio. Rallentai vistosamente, anche la giornata sin troppo calda non favorì la mia prestazione. Dopo il 35° km si rientrava in Central Park, anche questa una parte ricca di saliscendi e le mie gambe erano veramente segnate dalla fatica e non riuscivo proprio a spingere. Andavo avanti solamente con la forza di volontà ormai i minuti scorrevano inesorabilmente  e il sogno era svanito. Restava sempre e comunque l’atmosfera magica dove tutti sono protagonisti, dagli atleti d’elite ai semplici camminatori. Al 40° km mi passò Paolo Zucca, amico acquese e maratoneta navigato. Lui fu più saggio di me nel distribuire meglio le forze.

Su è giù, stringendo i denti e cercando di arrivare, ormai contava solo quello. “Ci siamo, ultima salita  e l’arrivo”. Distrutto, veramente provato, i primi attimi sono di delusione per un obbiettivo mancato (3:19’14’’). Poi basta solo qualche minuto per capire che le emozioni vissute su quelle strade sono state un esperienza indimenticabile, aldilà del risultato cronometrico.

Un organizzazione impeccabile ha fatto da cornice alla manifestazione, un’attenzione al partecipante davvero straordinaria, un vero e proprio “culto del podista”. Segue il lento ritorno in albergo dove ritrovo – ci vorrà qualche ora  –  i miei compagni di avventura: tutti raggianti per il traguardo raggiunto, mostrano con orgoglio la medaglia di partecipazione. Rimanevano ancora due giorni per fare i turisti, ed anche con le gambe indolenzite riuscimmo a morsicare ancora un po’ della grande mela. New York 10 anni dopo, un ricordo indelebile!

 FIORENZO