Doppia cronaca a cura di Fiorenzo & Matteo che si sono ritrovati sull'evocativa pista di Vigevano per un combattivo 5.000 metri. I due non si sono nemmeno messi d'accordo ma traspare una riflessione comune sul correre, l'età e il crono.
Il traguardo dei 30 anni di corse non ha certo placato il mio desiderio di proseguire nell’attività podistica. Il problema al ginocchio sinistro non è risolto e sarà di difficile soluzione; si tratterà di proseguire con le terapie già intraprese e vedere se le nuove cure offerte dalla medicina moderna potranno contribuire al miglioramento della situazione. Intanto fra un dolorino e l’altro (sopportati silenziosamente) sono riuscito a mettere assieme qualche allenamento che mi ha permesso di acquisire un minimo di condizione per affrontare le gare di fine estate.
L’atmosfera della gara mi mancava: la gara intesa come momento di verifica della propria condizione e come momento di ritrovo con gli amici podisti. Nella prima domenica di settembre era prevista una prova in pista del Gran Prix Fidal Amatori della provincia di Pavia: i 5.000 metri, una distanza classica del mezzo fondo prolungato. Il mondo amatoriale sta un po’ perdendo contatto con le distanze “classiche” dell’atletica leggera per spostarsi verso le lunghe distanze e le gare fuori strada. Per me rimangono però un riferimento del valore di un atleta, per quanto basso sia il suo livello.
La gara si svolgeva a Vigevano nel mitico stadio “Dante Merlo”, e per questa occasione si è ricomposto il quartetto che oltre a me conta Paolo, Fabrizioe la nostra guida atletica Matteo, vero tempio vivente dell’atletica leggera. L’attesa prima della partenza – visto che la gara prevedeva cinque batterie – è trascorsa piacevolmente sugli spalti chiacchierando e tenendo sempre un occhio a chi correva in pista. Sugli spalti anche atleti con risultati passati che oggi farebbero impallidire i dominatori delle gare locali, come il bresciano Luca Selogni (15’12” sui 5.000 metri). Con lui ci siamo confrontati… verbalmente, perché in pista era impossibile!
La gara è andata esattamente secondo le mie previsioni. In base agli allenamenti effettuati e alla gara di Robbio Lomellina della settimana precedente, il mio ritmo gara poteva essere appena inferiore ai 4’/km: ritmi davvero blandi rispetto al passato, ma dopotutto è sempre bello essere lì a lottare ed impegnarsi. Questo significa che tutte le situazioni della vita che stiamo affrontando ci permettono ancora di poter fare queste cose, una vera fortuna. Abbastanza regolare la mia gara (chiusa in 19’45”) in cui, fin dalle prime battute, ho seguito Paolo (anch’egli un po’ in ritardo di condizione dopo la caduta di fine luglio nella gara in montagna di Cegni) concedendogli solo pochi secondi sul finale. Il ginocchio sembra avere retto alla prova quindi posso ritenermi soddisfatto della giornata sportiva. Ora con calma cerchiamo di proseguire con un po’ più di regolarità l’attività podistica, la StraTortona è alle porte.
Fiorenzo
Difficile collocare un tempo come 22’47”5 a qualsiasi livello. Anche per me un tempo simile, solo un anno fa, sarebbe sembrato illogico su ogni distanza. Ma stamattina non è così. Stamattina è il mio tempo sui 5.000 metri fatto a Vigevano, sulla pista dello stadio Dante Merlo. Un tempo sofferto, ottenuto con impegno, cercando di non mollare ai 3.000 metri quando una crisi mi ha messo in difficoltà. Se un anno fa, quando sulla stessa distanza ancora riuscivo a fare 20'28", mi avessero detto che un anno dopo sarebbe stato questo il mio tempo avrei subito chiesto “ma cosa mi è successo?” Eppure sono contento, contento perché io il 5.000 l'ho corso. E anche questo modesto risultato, così fuori dai soliti schemi, mi da gratificazione. Sono soddisfatto perché io il 5000 l'ho corso, sudato, combattuto e vinto, anche se solo in questo limitato riscontro. Due mesi fa non immaginavo certo di arrivare ancora a correre i 5000 metri, anzi temevo di non poter più correre. Invece ce l'ho fatta e per quanto modesta sia la mia prestazione sono contento perché sono ancora un atleta.
La gara è finita, gli amici parlano dei loro risultati, delle ambizioni, delle prossime gare. Discorsi uguali ai miei di 12 mesi fa, quando ancora avevo traguardi e ambizioni pure io. Oggi invece il mio traguardo è molto diverso e altrimenti non si spiegherebbe il fatto che 22’47”5 è un tempo per me soddisfacente oggi. Anche se pure per un MM55 come me può essere definito molto modesto. Non so se riuscirò a far meglio, magari allenandomi un poco di più o almeno riuscendo a correre con più regolarità potrei farcela. Ma non mi importa più di tanto. Sottoscriverei lo stesso tempo tra 12 mesi, immediatamente, pur di poter ancora correre i 5.000 metri. È il pensiero che ho fatto, tornando a casa e lasciando le ultime case di Vigevano, sotto un cielo grigio e minaccioso di pioggia, in una domenica di fine estate, da modestissimo mezzofondista attempato.
Perché in questo anno di difficile attività, in cui più di un elemento sembrava farmi smettere di correre, anche definitivamente, una cosa l'ho imparata. Che quello che conta a un certo punto è correre e non a che velocità si va. Che alla fine 19 o 20 o 21 minuti sui 5.000 è relativamente importante. La cosa davvero significativa è essere lì, cambiarsi, scardarsi, prepararsi, ritrovarsi un altra volta coi pantaloncini e la maglietta e un bel numero attaccato con le spille, guardare lo starter aspettando lo sparo. Dopo alla fine non è cambiato poi molto, la gara è la gara, un altro mondo.
Posso essere scarso e fuori forma, posso perdere da un sacco di atleti ma io stamattina sono stato in gara. Da giovane, quando mi allenavo, forse anche io snobbavo un po’ gli atleti modesti. Valutavo il loro tempo come un biglietto da visita e se avevano un risultato migliore del mio aumentava la mia considerazione. Forse a 25 anni anche io guardavo i cinquantenni (allora molto rari) con meno considerazione di quanta meritassero e forse nel 1982 uno che avesse corso 5000 metri in 22’47”5 lo avrei considerato poco, anche se con più di 50 anni di età.
Ebbene correre mi ha insegnato molte cose e una è che ogni risultato è degno di rispetto, perché dietro c'è passione, impegno, voglia di sfidare avversari e cronometro. E che la sfida vale sempre la pena, anche quando vali solo 22'47"5 sui 5.000 metri. Perché quello che conta di più non è quanti ti sono davanti ma che tu sei li e gareggi, e quando leggi “ritrovo atleti” quel termine vale anche per te. Non sei uno spettatore, non sei uno al seguito, sei un atleta, uno chiamato dallo starter per partire. Ecco stamattina quello ero io, un atleta, e finché potrò ancora esserlo, anche facendo solo 22'47"5 sui 5000, sarà una cosa bella e importante, come è stata stamattina correre su quella pista rossa e blu a Vigevano.
Matteo
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