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sabato 24 dicembre 2016

Un uomo solo è al comando

“Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi” disse il telecronista Mario Ferretti aprendo la radiocronaca della storica impresa del grande Fausto Coppi nella terzultima tappa del giro d’Italia del 49, la Cuneo – Pinerolo dove il Campionissimo percorse in fuga solitaria 192 km e cinque colli alpini.
L’accostamento potrebbe sembrare blasfemo ma cresciuto in una famiglia di coppiani quella frase la sentivo sempre ripetere da mio padre e mi è rimasta in testa e forse la mia testa stava “partendo” per la fatica e il caldo durante la tappa Piediluco-Poggio Bustone, la più breve ma non per questo la meno insidiosa.
Stavamo salendo per una strada bianca molto ripida completamente al sole e stavamo per toccare il punto più alto di tutta la nostra camminata quindi la “cima Coppi” ecco che allora vedendo Fiorenzo che passo dopo passo ci staccava mi è venuto questo paragone.
Fiorenzo è di quelle parti, di Castellar Guidobono quindi in qualche modo il paragone sta in piedi e forse anche il fisico ricorda il Campionissimo.

Io e Gian lo abbiamo conosciuto il 21 giugno 2011.
Gli spazzorunners avevano iniziato a muovere i primi passi ma già avevamo degli estimatori, tra questi Massimo Brusasco, giornalista del Piccolo nonché conduttore del talk show “il salotto del mandrogno” ma soprattutto uno che predica bene e razzola bene e che ci vuole bene, ci esalta sempre al di la dei nostri “pochi” meriti.
Massimo ci chiama e ci invita a fare una tappa di Uniamo la Provincia un’impresa (si una vera e propria impresa) condotta da due cugini di Castellar Guidobono Paolo e Fiorenzo Piccinini.
L’impresa consisteva nel percorrere  la provincia toccando tutti i 190 comuni e la tappa del 21 giugno era Pecetto, Montecastello, Pietra Marazzi, Rivarone.
I due non erano dei professionisti sostenuti da sponsor che gli pagavano vitto alloggio o quant’altro, ma due amatori (poi conoscendoli meglio due atleti) che dopo aver lavorato tutto il giorno appena staccavano si facevano magari 100 km in macchina per andare in val cerrina a fare la tappa di corsa, magari da 30 km e poi tornare a casa……
A me e soprattutto al Gian, che come dice Massimo Brusasco “quando il gioco si fa duro Pasquinelli fa merenda” ci sembrava una sfacchinata incredibile  una cosa da pazzi e invece sostenuti da qualche amico e parente che li seguiva in macchina per porgere una borraccia e poi riportarli a casa giorno dopo giorno si sono fatti tutta la provincia.
Ci troviamo davanti al comune di Pecetto , una breve presentazione e via di corsa…..ma questi corrono veramente cavoli, non si scherza meno male che ci si ferma davanti al municipio di Montecastello dove i due cugini portano una lettera di Libera, l’associazione di Don Ciotti, eh si le cose che fanno Fiorenzo e Paolo non sono fini a se stesse ma c’è sempre un messaggio da far passare e li c’era un messaggio di legalità.
 due foto e si riparte per Pietramarazzi e poi Rivarone  e poi a cena all’Isola ritrovata locale alternativo di Alessandria dove ci conosciamo meglio e ci salutiamo sicuri che ci rivedremo
Infatti li aspettiamo all’arrivo dell’ultima tappa davanti al Comune di Alessandria dove li celebriamo  insieme a, secondo noi, poca gente.
Poi li rincontriamo l’anno dopo dai Martiri della Benedicta a Cantalupo Ligure sulle strade della memoria e della resistenza e poi l’anno dopo, l’anno della sentenza Eternit, da Volpedo a Casale e poi l’anno dopo ancora da Valenza ad Alessandria sempre sui cammini di libertà insomma il sudore e la fatica 
 per celebrare qualcosa di importante.

Così Fiorenzo diventa un interlocutore insostituibile per noi spazzorunners , per attuare quei progetti  che al Gian ciclicamente vengono in mente e io …….. non so dirgli di no.
Si parte da un progetto che non vi sveleremo (perché prima o poi lo attueremo) e siamo ripiegati, si fa per dire sul progetto “ da Francesco a San Francesco”.

Ma eravamo rimasti alla salita alla cima Coppi, io e Fabio arranchiamo e lo vediamo lassù,  maglietta bianca con zaino azzurro che si allontana sempre più e poi si ferma ci aspetta e ci incoraggia dicendo che “spiana” ma non spiana ancora  e allora penso alla tappa precedente, dove dopo la volata per arrivare in tempo alle cascate delle Marmore ci aspettava una salita durissima per raggiungere il lago di Piediluco e lui èl davantia tirare  e poi alla tappa ancora prima dove dopo la la birretta a Spoleto io mi rilasso anche davanti alla maestosità dell’acquedotto romano non sapendo che ci aspettavano ancora 3 km di tornanti nel bosco sacro di Monteluco e lui sempre li davanti a tirare.
Oppure quando con la sua consueta ferma gentilezza  mi ha “ammonito” dall’usare le scale mobili che a Spoleto portavano alla piazza del Duomo scattando su dalle scale e allontanandosi velocemente da chi da dietro lo seguiva
Ma chi tirava nella prima tappa sul monte Subasio sferzati dal vento??? sempre lui l’aquilotto bianco e azzurro.
E nelle ultime due durissime tappe laziali? ma che te lo dico a fa’!




No senza Fiorenzo non ce l’avremmo fatta.
Ma lui le cose le prende sul serio….tra l’altro ha un 2he47’ sulla maratona quindi quando si parla di atleti non è che diciamo un’eresia.
Lui si è allenato duramente nelle dieci settimane che hanno preceduto la camminata, lui ha studiato le tappe nei minimi particolari: chilometri , altimetria ecc. quando percorriamo i nostri sentieri ogni tanto tira fuori una cartellina arancione con tanti fogli con tutti i dettagli, magari cerca gli occhiali perché senza non legge nulla ……e poi li ha appoggiati in testa.

Fiorenzo …alla prossima!

Roberto

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