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venerdì 15 aprile 2011

ULP sostiene LIBERA

Nel Manifesto del progetto UNIAMO LA PROVINCIA scrivevamo “Per completare l’iniziativa vorremmo legare questa esperienza ad un progetto benefico, una piccola raccolta fondi, destinata ad associazioni che operano nel sociale proprio a fronte di molte situazioni di disagio che sono presenti nella nostra provincia.
Abbiamo deciso di sostenere LIBERA Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Dal 1995 LIBERA sollecita la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia e lo fa con progetti per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura. Attualmente LIBERA è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità.
La legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti - associazioni, cooperative, Comuni, Province e Regioni - in grado di restituirli alla cittadinanza, tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro. I fatti dimostrano che la confisca dei beni è una delle armi di contrasto più efficaci contro la criminalità.
I fondi raccolti da UNIAMO LA PROVINCIA, tramite i versamenti volontari di tutti coloro che vorranno dare il loro personale contributo, verranno destinati alla ristrutturazione del primo bene confiscato in Provincia di Alessandria presso il comune di Bosco Marengo. Un piccolo immobile oggi inutilizzabile, ma il cui recupero sociale e produttivo potrà rappresentare il simbolo di una risposta ferma, inequivocabile e trasversale di tutto il territorio e di coloro che si uniranno a noi. Sarà intitolato ad Antonino e Stefano Saetta, padre e figlio (quest'ultimo nato ad Acqui Terme) con le seguenti motivazioni:
- alla fine degli anni ottanta (ossia all’epoca dell’omicidio del Giudice Saetta e di suo figlio Stefano) il bene era utilizzato da cosa nostra per riunioni “di famiglia” e come rifugio per latitanti.
- il bene è stato confiscato dalla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, la stessa di cui il Giudice Saetta fu Presidente e che in seguito condannò Riina, Madonia e Ribisi per il duplice omicidio.
- all’inizio degli anni cinquanta il primo incarico del Giudice Saetta fu presso il tribunale di Acqui Terme (AL). In quegli anni Antonino Saetta si sposò e nacquero i suoi primi due figli, tra cui Stefano che, di fatto, risulta essere a tutti gli effetti una vittima innocente di mafia nata in provincia di Alessandria.
“Cascina Saetta” sarà utilizzata per creare un’occasione di lavoro per soggetti svantaggiati e, in particolare, un’attività produttiva di piccolo allevamento di animali da cortile.

LINK LIBERA 
Libera Informazione (Osservatorio nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie)
Libera Terra (il portale delle produzioni biologiche realizzate dai soggetti che gestiscono le terre confiscate alle mafie)

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